Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/diritti-umani-e-crimini-contro-lumanita/intervista-a-amir-seradji-8930.html
Gariwo Magazine

Intervista a Amir Seradji

rappresentante dell'Onda Verde iraniana in Italia

Gariwo ha chiesto ad Amir Seradji, che rappresenta i giovani oppositori iraniani in Italia, di commentare l'esito delle elezioni presidenziali. Che significato hanno le immagini dei giovani che festeggiano sulle piazze? Rohani troverà un accordo con l'Occidente sul nucleare e sulla Siria? Qual è l'auspicio dei ventenni di oggi per il futuro dell'Iran? 

Rohani appena eletto ha dichiarato che la sua è una “vittoria della moderazione contro l’estremismo”. Condivide questo giudizio?
Sì, senza dubbio. Rohani è un moderato. 

Si sono rivisti i giovani sulle strade a festeggiare. Sono i ragazzi dell’Onda Verde? C’è più libertà adesso? 
Non c’è maggiore libertà. I ragazzi non aspettano un miracolo dalla politica. Festeggiano il fatto che la mentalità di Ahmadinejad non verrà più portata avanti per i prossimi 4 anni. I loro voti stavolta, a differenza che nel 2009, sono stati conteggiati. Ma sono tristi perché molti ragazzi dell’Onda Verde non ci sono più, come Neda. Mousavi e Karroubi che avevano guidato l’opposizione sono ancora in prigione. I ragazzi non hanno cantato “Rohani”, hanno chiesto di liberare questi leader. C’era una foto di Neda sulla piazza. Comunque i leader dell’Onda Verde come Rafsanjani non sono stati ammessi alle elezioni. Ma per fortuna l’esito delle urne non ha neanche dato ragione a candidati come Jalili, che era una fotocopia di Ahmadinejad. 

Le due questioni sul tappeto con la comunità internazionale sono la Siria e il nucleare. Pensi che con Rohani si potrà avere una soluzione diplomatica o si rischierà una nuova guerra? 
Sulla Siria la situazione è assurda. Noi non diamo colpa solamente a Assad. L’uso di certi metodi è di tutte e due le parti. Non c’è un angelo da difendere. Noi come Movimento Verde preferiamo che tutti posino le armi per terra e si siedano al tavolo. Ma una parte del discorso dell’Occidente sul nucleare è propaganda, soprattutto da parte americana. Nel 1989 il figlio di Reza Pahlevi Mohammed aveva un rapporto con l’America nel quale noi non riuscivamo a trovare la nostra autonomia. Adesso la situazione è diversa. Noi abbiamo un dittatore. Noi siamo contro la dittatura, contro le sanzioni, siamo per una soluzione interna al popolo iraniano. È stato proprio Rohani a sedersi al tavolo con gli occidentali e lui è un uomo moderato, le minute degli incontri dicono che lui sorrideva agli occidentali, ma alla fine la decisione arriva dalla Guida Suprema.

Sembra che le sanzioni abbiano prostrato l’economia iraniana, ma che questo abbia portato proprio alla decisione popolare di chiudere con l’epoca Ahmadinejad… 
Noi siamo contro le sanzioni. Le sanzioni vogliono dire che una famiglia iraniana in una giornata si vede cambiare tre volte il prezzo del latte. Le sanzioni sono inaccettabili. Il Movimento Verde, su queste cose, non ha un parere molto diverso dagli altri in Iran. Quando queste sanzioni diventano più forti, un governo trova difficile mandare avanti qualunque suo progetto, nucleare o di altro genere, e allora lo paga il popolo. Magari lo paga un insegnante. 

Però, a differenza di altri casi come quello storico di Mussolini dove il popolo aveva reagito alle sanzioni arroccandosi nella difesa del dittatore, in Iran le sanzioni hanno sortito l’effetto di allontanare la gente da Ahmadinejad, che ne era stato la causa. 


Il problema non è Ahmadinejad. Il problema è proprio che in Iran non esistono partiti politici, anche le forme più basilari di dissenso sono veramente deboli.  Quando non c’è una vita sociale, i politici riformisti o avanguardie sono in prigione o non possono parlare, quando la società non sente la voce dell’opposizione – sì, adesso si è detto che dobbiamo sederci al tavolo con l’America, chiarire e risolvere le cose per esempio sul nucleare… Ma i riformisti non hanno possibilità di farsi sentire, ci sono pochi giornali ma se vanno troppo fuori la linea il giorno dopo 200 giornalisti perdono il lavoro o a volte finiscono anche in prigione. 

C’è possibilità di utilizzare i social network?

Adesso siamo contenti di questo, che in occasione di queste elezioni per esempio abbiamo potuto parlarci con gli amici in Iran, c’era chi diceva: “Mah, magari non vado a votare, Karroubi e gli altri sono in prigione, non possono uscire di casa”. Erano tutti indecisi. Si parlava tra di noi, si cominciava a discutere insieme, arrivare a un punto comune. Abbiamo festeggiato sia a Teheran che qui a Milano. Abbiamo fatto festa e mostrato anche immagini e filmati. Si respira finalmente un’aria di “wind of change”. 

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati