Gariwo
QR-code
https://it.gariwo.net/magazine/shoah-e-nazismo/sono-il-custode-di-mio-fratello-8990.html
Gariwo Magazine

"Sono il custode di mio fratello"

inaugurata la mostra per i 50 anni di Yad Vashem

Dimitar Peshev e nipoti

Dimitar Peshev e nipoti

Cinque filmati, di otto minuti l’uno, aprono la mostra “I am My Brother’s Keeper inaugurata presso il Museo di Yad Vashem di Gerusalemme. Ogni pellicola ha il compito di mostrare una diversa sfumatura dei salvataggi avvenuti durante l’Olocausto, e presenta una delle 5 sezioni in cui la mostra è articolata.

Parting Once Again” è la parte dedicata a quanti hanno nascosto i bambini ebrei e le loro identità, mentre “In the Cellars, Pics and Attics”, è la sezione che esplora il fenomeno dei soccorritori che hanno salvato gli ebrei e si sono presi cura di loro. Uno spazio particolare - “Under the Benefaction of the Cross” - è riservato ai salvatori appartenenti al clero cristiano, mentre chi è stato ucciso a causa della sua azione di salvataggio è ricordato nella sezione “Paying the Ultimate Price”.
Di particolare rilevanza è il ricordo degli uomini di Stato dei Paesi occupati dai nazisti che hanno rifiutato gli ordini per aiutare gli ebrei. Tra queste figure, nella sezione “The Courage to Defy” si distingue quella di Dimitar Peshev, il vicepresidente del Parlamento bulgaro che salvò 48mila ebrei dalla deportazione, e a cui è dedicato un albero al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

La mostra è dedicata ai 50 anni dell’attività del Museo. Dal 1963, Yad Vashem ha riconosciuto più di 24.800 Giusti tra le Nazioni, provenienti da 47 Stati diversi. “Così tanti - ha dichiarato il curatore della mostra, Yehudit Shendar - ma anche così pochi”.

I nomi dei Giusti scorrono su uno schermo all’entrata della mostra, e le loro foto sono proiettate sulle pareti della stanza.

Una delle storie raccontate è quella di Sabina Heller, bambina ebrea cresciuta da Jozef e Natalia Roztropowicz dal 1943, quando la coppia la trovò in una culla, nuda e senza nome. Sabina ha conosciuto il suo passato solo nel 1999, quando alla morte della donna a cui i Roztropowicz l’avevano affidata affinché raggiungesse Gerusalemme e la salvezza, ricevette alcune informazioni da un dottorando israeliano. Dopo diverse ricerche, Sabina è riuscita a ricostruire la sua storia e a mettersi in contatto con Stanislawa Roztropowicz, sua sorella adottiva. “La prima cosa che mi ha detto quando ha risposto alla mia chiamata - ha raccontato Sabina - è stata: ‘Aspettavamo questa telefonata da 50 anni’”.

27 giugno 2013

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati