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Tutto il tempo che occorre

di Silvia Golfera Lindau, Torino, 2013

Il romanzo racconta la vicenda di una donna, Lea, che, di ritorno da Gerusalemme, fa scalo all’aeroporto di Praga, dove si trova costretta a una lunga attesa. Durante il viaggio è pervasa da uno sgradevole malessere, e questa sosta imprevista la scoraggia, insinuandole il timore di non riuscire a portare a termine il proprio itinerario. 

Il tema del viaggio, che è visita di luoghi, ma anche e soprattutto viaggio esistenziale, è il tema centrale del libro. Cui si lega il titolo “Tutto il tempo che occorre”: quanto tempo occorre per conoscere se stessi, fare pace con i propri limiti, dare senso alla nostra umana esperienza? 

Lea è una donna anziana, giornalista in pensione, madre di due figli adulti, di cui uno adottivo. 
Vive a Firenze, dove sta tornando dopo aver trascorso le feste di Natale in Israele, in compagnia di due giovani amiche. Ma quest’anno è successo qualcosa che la costringe a fare i conti col passato e con la storia familiare, a interrogarsi sulla propria identità e su quella dei genitori. 

A Gerusalemme ha incontrato, infatti, Anna Paserman, figlia di un ebreo bolognese che aveva trovato rifugio, durante la guerra, nella casa dei suoi nonni materni (Il riferimento è alla vicenda di Cotignola, in provincia di Ravenna, dove l’insospettabile podestà Vittorio Zanzi aiutò diverse famiglie di ebrei a nascondersi e ricevette, per questo, il riconoscimento di Giusto fra le nazioni).
Le due donne si sono date appuntamento dopo che Lea ha raccontato su un giornale la vicenda così come le era stata tramandata nell’ambiente familiare, per altro sempre molto reticente in merito a una storia contrassegnata da lutti e dolori: il nonno Alberto, infatti, in seguito a una soffiata, era stato arrestato e ucciso. 
Invece, l’ebreo Daniele Paserman, portato a Fossoli, riesce a fuggire proprio grazie all’aiuto del padre della protagonista, un piccolo gerarca della Repubblica di Salò.

Anna le svela altre verità che la costringono a ripensare alla vicenda in un modo completamente diverso. 
Le mostra una foto e una lettera di sua madre a Daniele, che le rivelano un segreto in parte intuito, senza che nessuno avesse mai avuto il coraggio di nominarlo: fra sua madre e Daniele c'era stata una relazione e l’amatissimo fratello Giulio è figlio dell’ebreo rifugiato. La madre sembra inoltre che avesse intenzione di fuggire con lui, abbandonando, probabilmente, gli altri due figli. 
Ma ancora di più la sconvolge ciò che viene a sapere sui nonni e sul padre, che sapeva fascista, ma non immaginava affiliato alle brigate nere di Pavolini.
Molte le figure che emergono nel corso della narrazione: la madre Valeria, convolata a un matrimonio insoddisfacente, finisce con l’annegare i propri sogni giovanili dentro una religiosità bigotta e opprimente. Il padre fascista, volontario nella Repubblica di Salò, che si nasconde a guerra finita per il timore di rappresaglie, accetta di salvare Paserman per acquisirne i beni, ma anche per trattenere a sé una moglie che non lo ama. 
Il fratello Giulio, amatissimo, esuberante, innamorato della vita, omosessuale. 

E poi gli uomini che ha amato: lo scultore Rinaldo, iscritto al partito comunista, con cui nel 1966 compie un viaggio nella Praga oppressa dal regime. Il marito, un uomo fragile e introverso da cui solo in tarda età troverà la forza di separarsi. Lo psichiatra Nicola Redi con cui allaccia una burrascosa relazione. 

Mentre emergono i vari personaggi, scorrono diversi momenti della storia d'Italia: la guerra, il dopoguerra col suo strascico di conflitti irrisolti, l’alluvione di Firenze, il ’68, la nascita del terrorismo, Mani Pulite. 
La sosta in aeroporto, interminabile e snervante, diventa per Lea l’occasione per ripensare sé stessa: il rapporto coi figli che si sono progressivamente allontanati da lei, la perdita dell’amatissimo fratello, i conflitti coi genitori, i rapporti d’amore sempre difficili e ambivalenti, la propria sofferta anafettività. Intanto tutta la vita brulicante e anonima dell’aeroporto le scorre attorno, aumentando un senso di smarrimento che la spinge a calarsi nelle proprie emozioni, a indagare le radici della propria identità. 
Ogni ricordo procede come un gorgo attorno a un vuoto che solo alla fine verrà colmato, quando finalmente sull’aereo del ritorno, il gesto casuale di un uomo che le siede accanto le fa rivivere un episodio che, si rende conto, aveva segnato la sua esistenza.
Lea è attraversata da una fortissima emozione, ma anche da una particolare pace che sembra riconciliarla col proprio destino e aprire una stagione nuova di speranza.

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