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Rohani sulle orme di Khatami?

dal dialogo tra culture a un "impegno costruttivo"

L’ex presidente iraniano Mohammad Khatami è noto per aver introdotto, fin dal 1998, la teoria del “Dialogo tra culture”, in risposta allo “scontro di civiltà” di Samuel Huntington.
Nel settembre 2000, durante il suo celebre discorso alle Nazioni Unite, Khatami affermò che “Il dialogo non è facile...Ma credere nel dialogo prepara la strada per una fervida speranza: la speranza di vivere in un mondo permeato da virtù, umiltà e amore, e non solo  dal regno degli indici economici e delle armi”. Partendo da questi presupposti, la traduzione politica del dialogo tra le culture avrebbe portato - secondo il Presidente - a una moralizzazione della politica stessa.

Personalità stimata tra gli intellettuali di tutto il mondo, Khatami fu tuttavia oggetto di critiche da parte di entrambi gli schieramenti politici iraniani. Il suo lavoro - portato avanti negli anni anche attraverso le due fondazioni International Institute for Dialogue among Cultures e Civilisation and Baran - è però tornato all’attenzione della comunità internazionale durante le elezioni di giugno, in cui Khatami ha sostenuto, insieme a Rafsanjani, il neo presidente Hassan Rohani.

Oggi proprio Rohani sembra muoversi sulle orme del presidente degli anni ’90. Questo è possibile anche per il fatto che molti esponenti del suo nuovo governo sono già stati membri di quello guidato da Khatami dal 1997 al 2005. Un esempio illustre è il Ministro degli Esteri Mohammad Zarif, già ambasciatore iraniano all’ONU negli anni ’90, e protagonista in questi giorni di una notizia che ha fatto il giro del mondo. Il Ministro infatti ha affermato in un tweet il suo riconoscimento dell’Olocausto, sostenendo che il negazionismo espresso in passato da Ahmadinejad fosse soltanto un’opinione personale e non la posizione dello Stato iraniano.

In un Paese che ancora mantiene il blocco di Internet, un segnale positivo può essere visto nell’apertura di profili Facebook e Twitter da parte dei ministri. O nella liberazione annunciata ieri di diversi prigionieri politici come Nasrin Sotoudeh. O ancora, dall’ingresso nel governo di due donne: Elham Aminzadhe, vice presidente per gli affari legali, e Masoumeh Ebtekar, da poco nominata vice presidente con delega alla protezione ambientale.

L’apertura dell’Iran non si ferma alla politica interna, ma è rivolta anche alla quella internazionale. Dopo lo scambio di lettere tra Rohani e Barack Obama, il Presidente iraniano scrive oggi sul Washington Post un editoriale che chiama la comunità internazionale a un “impegno costruttivo per trasformare le minacce del mondo attuale in opportunità”, con un chiaro riferimento alla crisi siriana.

Le linee guida dell’ex presidente Khatami - la possibilità di riformare il Paese, seppur all’interno della Repubblica islamica, e il dialogo tra Iran e potenze estere, Stati Uniti compresi - rappresentano la sfida del nuovo governo. Il tempo dirà se, quanto e in che modo Rohani le seguirà, sia all’interno che all’esterno dei confini nazionali.

“Oggi abbiamo la più grande opportunità di pulire i nostri cuori dai rancori - ha dichiarato Khatami - È la più grande opportunità per i prigionieri di essere liberati, per gli arresti domiciliari di giungere al termine e per tutti noi di stare insieme e lavorare per il nostro Paese in uno spirito di fratellanza”.

20 settembre 2013

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