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"Liberare Eva" per una vera primavera araba

Shirin Ebadi e i diritti delle donne in Iran

Prove generali di disgelo tra Teheran e Washington. Durante i lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Rohani si è detto “pronto ad avviare un negoziato immediato sul dossier nucleari e ad un accordo quadro con gli Stati Uniti”. Il presidente iraniano ha poi rilasciato una dichiarazione alla CNN per riconoscere che “l’Olocausto c’è stato ed è stato un grande crimine”.

Frasi che fanno sperare a un deciso cambiamento in Iran. Ma non tutti sono ottimisti in merito. Shirin Ebadi, iraniana, prima donna musulmana a ricevere il Premio Nobel per la Pace nel 2003, ha dichiarato in un’intervista a El Pais di non aver “nessuna speranza che le cose possano cambiare con il nuovo presidente Rohani”.

La donna, da sempre impegnata nella difesa dei diritti umani - soprattutto di donne e bambini - vive in esilio forzato, ed è una delle più autorevoli voci che criticano il regime degli ayatollah. Per questo riceve costantemente minacce di morte, anche dallo stesso governo. “Mi dicono - racconta la Ebadi - ‘Se non decidi di tacere, ti faremo stare zitta noi’. Sanno che non mento, che non esagero quando porto alla luce i dettagli delle violazioni dei diritti umani in Iran”.

Violazioni che colpiscono soprattutto le donne, in un quadro di discriminazione “legalizzata”. Basti pensare che, anche dal punto di vista economico, una donna vale la metà di un uomo. In caso di incidente, ad esempio, l’indennizzo alla famiglia di una donna è la metà di quello previsto per un uomo. Al fondo di queste discriminazioni, secondo la Ebadi, c’è un tipo di cultura patriarcale che dimentica costantemente l’essere umano.
E che il nuovo governo non intaccherà. “Non ho speranze di vedere passi avanti con il  nuovo presidente - prosegue la donna - I cambiamenti fondamentali potranno arrivare solo quando ci saranno elezioni libere alle quali chiunque possa concorrere”.

La Ebadi si definisce “femminista” e rivendica l’eguaglianza tra i generi. Ed è proprio in questo obiettivo che la donna vede la vera Primavera araba. Quella degli ultimi anni, a suo avviso, è stata solo “un risveglio dei popoli arabi. La primavera ci sarà quando le donne avranno gli stessi diritti e opportunità degli uomini”. Solo lottando contro la cultura patriarcale - che utilizza qualsiasi cosa, compresa la religione, per giustificarsi - e contro le leggi che la rendono possibile, sarà finalmente possibile eliminare le discriminazioni.

Secondo il Premio Nobel per la Pace, per arrivare a questo obiettivo è necessario istruire e rendere le donne più consapevoli. “Le donne - spiega la Ebadi - sono le vittime di questa cultura, ma sono spesso le prime a difenderla e a trasmetterla. Il colpevole del peccato universale non è Adamo, ma Eva. E chi ha fatto questa interpretazione? Gli uomini. Dobbiamo cominciare a ‘liberare Eva’ dall’essere la prima colpevole dell’umanità, perché da questo deriva il fatto che per estensione tutte le donne sono considerate ugualmente ‘colpevoli’”.

Shirin Ebadi non risparmia critiche anche alla rivoluzione del 1979, di cui fu aperta sostenitrice. “Volevamo la libertà e l’indipendenza - racconta - Lo scià agiva dietro gli ordini degli Stati Uniti...Avevamo la libertà individuale, ma non quella politica. La rivoluzione avvenne per ottenerla, ma ora la Cina ha preso il posto degli Stati Uniti e noi continuiamo a non essere indipendenti. Non abbiamo raggiunto la libertà politica e in più abbiamo perso quella individuale”.

Ha paura di morire, la Ebadi, ma l’aver lavorato molti anni in situazioni di pericolo le ha insegnato a frenare il timore e a non permettere che questo interrompa il suo impegno. “Se perdo la speranza, smetto di lavorare - conclude la donna - Ogni giorno mi dico ‘Non hai il diritto di stancarti’. Il popolo vince sempre, la storia lo conferma”.

25 settembre 2013

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