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Le rotte dei migranti

in fuga dalla povertà e dalla guerra

Il benessere europeo, nel quale l'Italia era inserita a pieno titolo per appartenenza di "blocco" e per sapienza produttiva dei suoi abitanti, ma che generazioni di politici non hanno saputo far fruttare o almeno conservare, attrae ormai milioni di persone affamate, torturate, perseguitate da regimi dittatoriali o dalle prospettive economiche e occupazionali incerte. 
Nelle mani di negrieri spietati - ultimamente sono aumentati i casi di rifugiati frustati e gettati a mare, sono cresciute le stazze della navi e si sono registrati incrementi nella composizione e nel fatturato della mafie - cittadini siriani, eritrei, libici, somali, iracheni e di altri Paesi devastati da crisi umanitarie finiscono spesso con il naufragare con tutti i loro sogni e il loro carico di speranza. 
È successo nel 1996, quando dei soccorsi si sono occupati i coraggiosi siciliani di Porto Palo, e poi ancora nel 2003, nel 2011 (tre casi particolarmente inquietanti, ricorda l'emittente inglese BBC) e quest'ultimo 3 ottobre di sangue


Somali, eritrei ed etiopi

Vediamo da dove vengono: prima di tutto dal Corno d'Africa. Da qui emigrano attraversando la Libia, un Paese che attualmente è alla disperata ricerca di nuove istituzioni dopo Gheddafi e non sa attuare controlli capillari. I somali fuggono da un altro Stato caduto in pezzi, ormai in stato di anarchia e preda dei criminali dal 1992. Eritrei ed etiopi fuggono dalla dittatura e dalla guerra.

Poi ci sono coloro che scappano attraverso l'Egitto, soprattutto dalla Siria, dove sono state usate proprio di recente le armi chimiche contro i civili, che raggiungono solitamente la Bulgaria per poi giungere in Calabria o Sicilia.


Dall'Africa e dall'Asia passando per il Medio Oriente


Inoltre ci sono i senegalesi e i gambiani dell'Africa occidentale e infine l'intrico di popoli e di sofferenze del Medio Oriente: i migranti fuggono dall'Afghanistan, dal Pakistan, dall'Iraq, dalla Siria della guerra civile, e ancora dall'Afghanistan e dal Bangladesh


L'accoglienza nel Sud Italia

Nella sola Sicilia tra il primo gennaio e il 30 settembre sono sbarcati 14.468 disperati. Nello stesso periodo a Lampedusa ne sono giunti oltre 11.000. Sommando queste cifre con il numero di coloro che sono sbarcati in Calabria e Puglia si arriva a trentamila, quasi tutti con il diritto d'asilo a norma di leggi e convenzioni internazionali perché perseguitati. Tutti sfruttati dalla malavita internazionale, che ormai ha disponibilità di grandi imbarcazioni e non si tira indietro di fronte a niente. Nel silenzio dell'Europa, nell'inadeguatezza dell'Italia dove spesso viene chiamato "eroe" chi fa il suo dovere, come i tecnici della Concordia, e viene trattato come un delinquente chi fa salire sulla sua barca persone che rischiano di annegare. 

Perché queste parole di dolore non suonino retoriche e non si dissolvano domani in sterili contrapposizioni politiche o nell'oblio, è utile forse ricordare il dramma di questi rifugiati da Sud e dall'Est del mondo attraverso la musica, con la canzone di Tesfay Mehari, un artista eritreo che piange la sua donna morta nei mari italiani. 

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