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Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze

dati allarmanti dai rapporti delle associazioni

Nella Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, istituita dalle Nazioni Unite in risposta alla campagna lanciata da Plan International, le organizzazioni che si occupano di diritti umani rilevano dati a dir poco allarmanti.

Il rapporto di Terre des Hommes non lascia dubbi: le bambine sono discriminate perché femmine. Una ragazza su quattro, nel mondo, ha subito un abuso, mentre crescono le giovani madri che muoiono durante il parto.

La vita delle bambine in alcuni Paesi inizia in modo discriminante ancora prima della nascita, come nel caso degli aborti selettivi, molto diffusi in Cina e in India. Quando vengono al mondo, poi, le giovani hanno il 75% di probabilità di morire in più dei coetanei maschi. La causa è spesso la malnutrizione: quando manca il cibo, infatti, le bambine sono quelle meno nutrite.

Il corpo delle ragazze, inoltre, spesso subisce maltrattamenti e violenze, fino ad arrivare all’estremo delle mutilazioni genitali, ancora diffuse in gran parte dell’Africa.

Una delle piaghe più allarmanti è tuttavia quella delle spose bambine. Nei Paesi in via di sviluppo, quasi la metà delle giovani si sposa prima di raggiungere la maggiore età, con conseguenti violenze fisiche e psicologiche da parte del marito, e un allontanamento dall’istruzione per dedicarsi al lavoro domestico.

La discriminazione delle ragazze compare anche nel rapporto annuale di Plan International, concentrato sulla correlazione tra catastrofi e condizione femminile. Scorrendo le pagine del documento si nota che, nelle situazioni drammatiche, i diritti delle bambine sono i primi a essere calpestati: si calcola che le ragazze abbiano una probabilità di morire in un disastro 14 volte più alta di quella dei maschi.

La situazione varia da Paese a Paese. Secondo i diversi rapporti, la Colombia è uno degli Stati più affetti dalle violenze sulle bambine, con uno stupro ogni due ore. Tra gennaio e settembre, le vittime di stupro sono state quasi 10mila, senza contare gli atti di violenza domestica, che non vengono denunciati.

In cima alle classifiche dei Paesi con il maggior numero di matrimoni di minori vi è invece lo Yemen, in cui questa pratica è sempre più diffusa perché radicata nelle tradizioni locali. Secondo quanto riporta Human Rights Watch, nel Paese manca totalmente una norma che stabilisca un’età minima per contrarre il matrimonio. Nel 1999 infatti è stato rimosso il limite esistente, che fissava questa età a 15 anni. L’unica legge che ora dovrebbe tutelare le ragazze è il divieto ai mariti di avere un rapporto sessuale con la loro sposa prima che questa raggiunga la pubertà. Tuttavia la mancanza di una pena per i trasgressori, insieme al fatto che lo stupro non è considerato un crimine nel codice penale del Paese, rende le donne oggetto di continue violenze.

Una regolamentazione positiva potrà forse nascere dal processo attualmente in corso, il “Dialogo Nazionale”, che coinvolge 565 rappresentanti di tutti i partiti yemeniti e dei movimenti di opposizione - con la presenza dei Fratelli Musulmani. Tra le misure discusse all’interno del forum, l’introduzione del reato di violenza domestica, la possibilità di ottenere la custodia dei figli da parte delle madri divorziate e misure per favorire l’ingresso delle donne nelle istituzioni; bisognerà però aspettare che queste proposte diventino leggi.

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