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La scelta di Lea

di Marika Demaria Melampo Editore, Milano, 2013

Cresciuta in una famiglia mafiosa, in un ambiente intriso di violenza criminale, di traffico di droga e di armi, costellato di omicidi e di vendette, Lea Garofalo decide di ribellarsi. La voglia di veder diventare grande sua figlia Denise in un clima diverso da quello in cui è cresciuta lei le dà la spinta e la forza per reagire. E nel 2002, dopo le minacce subite a causa della sua decisione di cambiare vita, si rivolge ai carabinieri. Denuncia. Denuncia gli affari sporchi del suo ex compagno Carlo Cosco e della ‘ndrangheta calabrese che da Petilia Policastro, piccolo paese in provincia di Crotone, si sono allargati sino a Milano, usando come base un grosso stabile situato in via Montello 6, a pochi passi dal centro storico della città.

Insieme a Denise entra così nel programma di protezione riservato ai testimoni e ai collaboratori di giustizia. Lea ha solo 28 anni. È una giovane mamma costretta a vivere con sua figlia sotto falso nome e a cambiare continuamente città per non essere scovata. Le denunce fatte non conducono però a nulla. Nessun arresto, nessun processo. Lea e Denise vengono anche costrette, per un certo periodo, a uscire dal programma di protezione. Si sentono abbandonate dallo Stato.

Ma la ‘ndrangheta non perdona. Una donna che lascia il compagno, gli porta via la figlia e, per di più, si rivolge alla giustizia va punita. È il 24 novembre 2009. Milano, zona Arco della Pace. Lea viene rapita, strangolata e il suo corpo bruciato. Di lei rimangono solo 2.800 frammenti ossei lasciati in un pozzetto di un cantiere di San Fruttuoso, vicino a Monza. Il 6 luglio 2011 inizia il processo per il suo omicidio, che si concluderà con la sentenza di secondo grado il 29 maggio 2013: quattro gli ergastoli, tra cui l’ex compagno Carlo Cosco, mandante dell’omicidio, e una pena di 25 anni  per l’unico imputato che ha collaborato, raccontando alcune verità e facendo ritrovare i resti della donna.

La drammatica vicenda di Lea viene raccontata da Marika Demaria, unica giornalista ad aver seguito udienza dopo udienza tutto il processo, in maniera puntuale, accurata, ma anche estremamente appassionata. Referente dell’associazione Libera per la Valle d’Aosta e giornalista del mensile Narcomafie, Demaria ripercorre - in un libro con introduzione di Nando dalla Chiesa - con particolare sensibilità la vita di Lea e Denise affidandosi scrupolosamente agli atti e alle testimonianze del processo, tra cui – di fondamentale importanza – quella della giovane che, con lo stesso coraggio della madre, sceglie di deporre in tribunale contro il padre e la sua famiglia.

La descrizione entra così nei minimi particolari che a volte sembra di trovarsi seduti in aula. Gli sguardi e i gesti degli imputati, le arringhe, a volte senza rispetto, degli avvocati difensori, le reazioni dei parenti, accorsi sempre numerosi, che osannano i loro congiunti dietro le sbarre, insultando il resto dei presenti. La ferocia e la spietatezza che emergono dai dettagli del processo fanno gelare il sangue nelle vene. Emerge un sistema di criminalità così avviato e organizzato che viene spontaneo chiedersi come qualcuno - l’ex sindaco Moratti e il prefetto Lombardi - abbia potuto affermare che: “A Milano e in Lombardia la mafia non esiste”, mentre è così evidente di quanto la ‘ndrangheta si sia ben radicata e strutturata anche al nord.

Questa vicenda non ha generato però solo dolore e sofferenza. Lea è stata ed è uno straordinario esempio di coraggio e di legalità. Un esempio per tutte le donne e i giovani che vogliono ribellarsi e uscire dal sistema mafioso. E se Lea, quando era in vita, si è sentita a volte abbandonata, dalla famiglia così come dallo Stato, durante il suo processo si è assistito a una mobilitazione in crescendo che ha fatto sì che Denise non si sentisse mai sola: giovani di Libera provenienti da tutti i territori lombardi, studenti dei licei e delle Università milanesi, che hanno fatto sentire la loro presenza in aula ma che hanno anche scritto a Denise – che tuttora vive sotto protezione in un luogo segreto - lettere e biglietti per dimostrarle la loro vicinanza. La giovane ha trovato poi numerose donne che le hanno dimostrato il loro appoggio tra cui, in particolare, il suo avvocato, Enza Rando, che l’ha guidata e le è stata accanto in ogni momento del processo.

Una solidarietà e una mobilitazione che si sono manifestati anche il 19 ottobre 2013 (giorno di uscita di questo libro) durante i funerali civili di Lea, celebrati a Milano a quasi quattro anni dalla morte per volontà della figlia Denise, che hanno visto la straordinaria partecipazione di migliaia di cittadini, di numerose Associazioni – Libera in prima fila - e delle istituzioni, a partire dal Comune di Milano che si è costituito parte civile nel processo. Segno che qualcosa è davvero cambiato.

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