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Nelson Mandela (1918 - 2013)

il gigante dell'anti-apartheid

Rolihlahla Mandela nasce dal clan di Madiba a Mvezo, nella regione sudafricana del Transkei, il 18 luglio 1918. Suo padre, consigliere del re del popolo Thembu, muore quando lui è ancora un bambino. Il piccolo Rolihlahla diventa una guardia reale. Sentendo le storie degli antenati che avevano combattuto durante le guerre di resistenza, sogna di contribuire anche lui alla lotta per la libertà del suo popolo. Frequenta la scuola elementare a Qunu, dove la sua insegnante lo chiama Nelson, in sintonia con l’usanza di dare a tutti gli scolari nomi “cristiani”.

Inizia il corso di laurea al college universitario di Fort Hare, ma non consegue la laurea perché viene espulso per aver partecipato a una protesta studentesca. Completa il corso di studi all’università del Sudafrica e torna a Fort Hare per laurearsi nel 1943, ma il re lo scaccia dalla città. A Johannesburg conosce Walter Sisulu, di cui sposerà la cugina Evelyne, e Lazar Sidelsky. Sisulu è un attivista dell’African National Congress, il “comitato di liberazione” del Sudafrica, e Madiba - il soprannome legato alla tribù di provenienza - contribuisce a fondarne la sezione giovanile. Terminerà gli studi molto più avanti, nel 1989, dalla prigione. Mandela fa carriera nella Lega giovanile dell’ANC e impone una linea che radica maggiormente il partito a livello di massa. È il famoso "Programma di Azione". Intanto, un diploma biennale in Legge gli permette di aprire con Oliver Tambo il primo studio legale di neri del Sudafrica. Nel 1955 una gigantesca retata di 156 attivisti culmina nel Processo per Tradimento. 

Il 21 marzo 1960 la polizia uccide 69 persone inermi durante una protesta contro le leggi sui lasciapassare per i neri a Sharpeville. Questo porta alla prima proclamazione dello stato d’emergenza il 31 marzo. L’ANC e il PAC - Panafricanist Congress - vengono banditi l’8 aprile. Madiba e gli altri imputati al Processo per Tradimento vengono incarcerati con numerose altre persone.

Assolto nel 1961, Mandela entra in clandestinità e comincia a organizzare uno sciopero nazionale per gli ultimi tre giorni di marzo. Dinnanzi a una mobilitazione massiccia delle forze statali di sicurezza lo sciopero viene revocato. A giugno prevale la decisione di condurre la lotta armata e Madiba aiuta a fondare il braccio armato dell’ANC, Umkhonto weSizwe (spada della nazione).

L’11 gennaio 1962, usando il nome in codice David Motsamayi, lascia il Paese per recarsi in Inghilterra a cercare sostegno per la lotta armata. Addestrato militarmente in Marocco ed Etiopia, torna in Sudafrica nel luglio dell’anno successivo e viene arrestato il 5 agosto con l'accusa di espatrio illegale per aver incitato i lavoratori allo sciopero. Condannato a 5 anni di carcere, viene inviato a scontare la pena nella prigione di Pretoria. Tra giugno e luglio la polizia perquisisce un nascondiglio dell’ANC a Rivonia e arresta diversi attivisti.

A ottobre inizia  il famoso Processo di Rivonia, in cui Mandela rischia la pena di morte per sabotaggio insieme ad altri 9 imputati. In aula pronuncia queste straordinarie parole: “Ho lottato contro la dominazione bianca e contro quella nera. Ho nutrito l’ideale di una società democratica e libera nella quale tutti vivano insieme in armonia e con eguali opportunità. È un ideale per il quale spero di vivere e che spero di ottenere. Ma se così dev’essere, è anche un ideale per il quale sono pronto a morire”.

L’11 giugno 1964 è condannato al carcere a vita insieme ad altri sette accusati - Walter Sisulu, Ahmed Kathrada, Govan Mbeki, Raymond Mhlaba, Denis Goldberg, Elias Motsoaledi e Andrew Mlangeni. Denis Goldberg è destinato alla prigione di Pretoria perché è bianco, mentre gli altri vengono rinchiusi a Robben Island.
Nel 1988 Mandela è trasferito in una prigione vicino a Paarl. Viene liberato l’11 febbraio 1990, nove giorni dopo il ritorno alla legalità dell’ANC e del PAC e quasi quattro mesi dopo il rilascio dei compagni incarcerati con lui dopo il processo di Rivonia.

Il leader anti-apartheid si immerge nelle trattative per porre termine al dominio della sola minoranza bianca e nel 1991 viene eletto Presidente dell’ANC al posto dell'amico malato Oliver Tambo. Nel 1993 vince il Nobel per la pace insieme al Presidente sudafricano Frederik de Klerk e il 27 aprile 1994 vota per la prima volta nella sua vita.
Il 10 maggio 1994 Madiba diventa il primo Presidente democraticamente eletto del Sudafrica, e si ritira nel 1999 dopo un solo mandato presidenziale. Continua ad adoperarsi per il Nelson Mandela Children’s Fund che ha istituito nel 1995 e fonda la Nelson Mandela Foundation e la Mandela-Rhodes Foundation.

Mandela ha anche una geniale intuizione: ricostruire il Paese dai valori dello sport. Nel 1995, proprio grazie ai valori trasmessi dal rugby ― il rispetto della dignità, l’umiltà, il senso di appartenenza ― riesce ad unire i sudafricani attraverso lo sport giocato dalla minoranza bianca e a ricostruire le basi dell’unità nazionale a partire da un campo di rugby. Aveva infatti intuito che tale sport doveva essere proposto come sport di tutto il Paese, in occasione dei mondiali che dovevano essere giocati in Sudafrica. L’esperienza, l’incontro e la conoscenza cambiarono e trasformarono l’umanità dei giocatori che smisero di essere scettici. Costruendo una squadra, Mandela ricostruisce il Paese.

Nelson Mandela non è mai venuto meno al suo impegno per la democrazia, l’uguaglianza e l’educazione. Nonostante abbia subito una terribile provocazione, non ha mai risposto al razzismo con il razzismo. La sua vita ha ispirato tutti coloro i quali sono oppressi e privati dei loro diritti, e si oppongono all’oppressione e alla repressione. Il leader del movimento anti-apartheid si è spento la sera del 5 dicembre 2013 dopo lunghi mesi di malattia, durante i quali, secondo le parole della figlia, "ha continuato a impartirci lezioni di pazienza, d'amore, di tolleranza".

Dal 6 marzo 2014 a Nelson Mandela sono dedicati un albero e un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il Mondo di Milano.


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